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Conoscere la nostra intellettualità vs conoscere la nostra emozionalità

Buon inizio settimana! Oggi col Percorso Sos continuiamo il nostro viaggio nelle emozioni, tra articoli, tecniche ed affermazioni.

Capire razionalmente da dove nasce la nostra ansia non basta a farla sparire.

Possiamo sapere benissimo che la nostra paura del giudizio deriva da un’infanzia in cui ogni errore veniva corretto con freddezza. Possiamo riconoscere, con logica impeccabile, che il nostro bisogno di controllo nasce da un ambiente instabile e imprevedibile. Ma non per questo l’ansia smette di bussare.

Non per questo il cuore smette di accelerare, o la mente di immaginare catastrofi.

La verità è che conoscere qualcosa a livello intellettuale non significa averlo integrato a livello emotivo. L’ansia non si placa con la teoria. Si placa solo quando la parte di noi che ha vissuto quel dolore si sente finalmente capita.

Non basta sapere “è successo questo”. Bisogna sentire di nuovo quello che è successo. Ritornare con l’immaginazione a quel giorno, a quella stanza, a quel momento in cui ci siamo sentiti soli, sbagliati, piccoli.

Riconoscere la voce dell’ansia come la voce di un bambino che dice: “Ho ancora bisogno che qualcuno mi ascolti”. Chi è molto intelligente spesso ha più difficoltà. Perché pensa di poter guarire capendo tutto.

Ma la mente che analizza non è la stessa che piange nel silenzio. E il primo passo per guarire è proprio questo: lasciare che l’emozione parli, anche quando sembra troppo infantile per avere spazio.

Pillole chiave della riflessione di oggi:

  • La conoscenza razionale non basta. Per guarire serve quella emotiva.

  • L’ansia è un sintomo che parla del passato, non della logica.

  • L’intelligenza può diventare una difesa che allontana dal sentire.

  • Solo riconnettendoci con il dolore vissuto possiamo davvero trasformarlo.

  • Guarire non è capire tutto, ma sentire con onestà ciò che fa ancora male.

Tecnica utile:

Quando l’ansia si presenta, non scacciarla subito.

Siediti, chiudi gli occhi, e chiediti: “Quando ho provato questa sensazione per la prima volta?” 

Lascia che emerga un’immagine, anche se sfocata. Un luogo, una frase, un volto.

Osserva quel bambino che eri, con le risorse dell’adulto che sei oggi. Non spiegargli nulla: ascoltalo. 

Domanda su cui riflettere oggi:

Qual è un sintomo che conosci benissimo… ma che non riesci comunque a cambiare?

Posso essere intelligente e sentire. Posso capire… e avere ancora bisogno di guarire.

*Questo contenuto fa parte della piattaforma Thatsos, uno spazio pensato per aiutarti a crescere, guarire, capirti davvero e stare meglio. Dentro la piattaforma troverai percorsi per esplorare le tue emozioni dall’ansia alla rabbia, tecniche per gestirle, articoli che ti faranno riflettere e un diario dove scrivere liberamente ciò che provi e come ti senti.