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I trigger dell’ansia
Giorno 4 del Percorso Sos.
Se fossimo completamente equilibrati, reagiremmo al presente solo per ciò che è, provando ansia o preoccupazione solo nella misura in cui le circostanze lo richiedono davvero.
Ma, naturalmente, la maggior parte di noi non è così lucida, come dimostra il modo in cui a volte rispondiamo in modo sproporzionato a certi eventi. Ci capita di preoccuparci molto più del necessario, come se la realtà davanti a noi non bastasse a spiegare l’intensità delle nostre reazioni.
Ciò che ci crea difficoltà è il fatto che il nostro cervello è programmato per reagire in base alle esperienze passate, piuttosto che valutare il presente in modo oggettivo. In particolare, seguiamo percorsi emotivi tracciati molto tempo fa, spesso durante un’infanzia segnata da esperienze dolorose e poco rappresentative della realtà attuale. Da queste ferite, continuiamo a trarre conclusioni affrettate, pessimistiche e poco utili.
In altre parole, siamo – per usare un termine contemporaneo forse poco elegante, ma efficace – troppo facilmente triggerati. Le situazioni che viviamo oggi attivano in noi risposte emotive immediate, modellate su un passato di cui abbiamo dimenticato i dettagli e che, a ben vedere, non ha nulla a che fare con il presente.
Una mail complicata, ma non realmente minacciosa, può bastare per convincerci all’istante che è la fine. Una notizia può scatenare in noi un senso di colpa insopportabile o una rabbia incontrollabile. L’idea di dover partecipare a una festa o tenere un discorso può trasformarsi in un terrore paralizzante, enorme, impossibile da scrollarsi di dosso.
Il trigger scatta così in fretta che non abbiamo nemmeno il tempo di osservare il processo in atto, di renderci conto di come, in un istante, cediamo il controllo della nostra capacità di valutazione, passando dal presente al passato. La nostra mente viene travolta dal panico, perdiamo ogni riferimento, la parte razionale si spegne e ci ritroviamo dispersi, forse per giorni, nei labirinti della nostra mente.
Ancora peggio, non solo non stiamo ragionando con lucidità, ma non ci rendiamo nemmeno conto di quanto siamo fuori rotta. Scambiamo le nostre supposizioni agitate per verità oggettive. Siamo così nel panico da non accorgerci nemmeno di esserlo. Ci convinciamo di essere perfettamente lucidi, quando in realtà dovremmo semplicemente fermarci, riconoscere di non essere in grado di pensare con chiarezza e prenderci una pausa. Invece, ci ostiniamo a rimanere ai comandi della nostra vita, cercando disperatamente di mantenere una rotta che, in quel momento, non siamo in grado di tracciare.
Ci lasciamo triggerare perché non abbiamo un accesso diretto alla realtà oggettiva. Ognuno di noi si rapporta al mondo esterno attraverso il filtro di un mondo interiore, che spesso ha solo un legame tenue con la realtà.
Dentro di noi si trova un archivio di aspettative, modellato dalla nostra storia personale. È qui che costruiamo le nostre mappe mentali su come crediamo che il mondo funzioni: come gli altri reagiranno a ciò che facciamo, cosa diranno se esprimiamo un disagio, quale sarà il risultato quando ci troviamo di fronte a una difficoltà. In pratica, non rispondiamo tanto alla realtà per com’è, ma all’idea che ci siamo fatti di essa nel tempo.
La chiave di tutto—e ciò che inevitabilmente ci sfugge quando veniamo triggerati—è che il nostro mondo interiore non è il mondo esterno. È fatto di generalizzazioni ed esperienze passate, spesso più dure, strane o pericolose di quelle che stiamo realmente vivendo nel presente.
Gli psicologi hanno una regola semplice ma efficace per aiutarci a riconoscere quando le nostre reazioni sono sproporzionate: se proviamo ansia o rabbia con un’intensità superiore a cinque su dieci, molto probabilmente non stiamo reagendo alla situazione attuale, ma a qualcosa di irrisolto nel nostro passato.
In altre parole, dobbiamo imparare a fidarci più della logica che delle nostre emozioni. Anche se tutto in noi urla che il pericolo è reale, spesso l’allarme che sentiamo non riguarda ciò che abbiamo davanti… ma un’ombra di qualcosa che ci portiamo dietro da tempo.
*Articolo estratto dalla futura piattaforma di Thatsos, Koko+
Usa questa tecnica: Elenca le tue emozioni.
L’ansia è sempre una reazione – e una distrazione – da emozioni profonde e dolorose.
Puoi permetterti di accogliere quei sentimenti di sopraffazione, vulnerabilità e impotenza?
Non siamo bravi nel multitasking: se ci concentriamo sulle emozioni dietro la nostra ansia, non possiamo preoccuparci nello stesso momento.
Puoi semplicemente chiederti:
“Quali sono le emozioni dietro la mia ansia?”
Una volta che riconosciamo ciò che proviamo veramente, ci sentiamo meno sopraffatti e meno controllati da esso.
Quindi, identifica le emozioni esatte che si nascondono dietro la tua ansia!
Suggerimento: Usa una lista delle emozioni per aiutarti.
Spesso ci preoccupiamo e ci buttiamo a capofitto nelle cose per evitare emozioni dolorose.
Puoi raggiungere uno stato di “accettazione” nei confronti delle emozioni dietro la tua ansia?
Se sappiamo cosa ha scatenato la nostra ansia, sappiamo anche cosa dobbiamo realmente affrontare.
Quali emozioni che scatenano l’ansia dovresti affrontare? E come?
Riconosco che, in alcuni ambiti, le mie reazioni sono più intense e paurose di quanto la situazione attuale richieda, a causa di schemi appresi nel passato. Mi impegno a rispondere agli eventi per quello che sono nel presente.