Odio per se stessi e ansia

Giorno 13 del Percorso Sos

C’è qualcosa di strano nell’ansia. Spesso crediamo di sapere perché la proviamo: è colpa di quel viaggio che dobbiamo fare, di quel discorso che ci aspetta, della scadenza imminente. Eppure, se scaviamo un po’ più a fondo, potremmo scoprire che la causa dell’ansia non è sempre quella che ci raccontiamo.

A volte, l’ansia non nasce da un problema concreto, ma da un’idea che portiamo dentro senza nemmeno rendercene conto: l’idea che non valiamo abbastanza.

Quando una persona cresce senza mai sentirsi davvero apprezzata, quando impara a mettersi in discussione in ogni occasione, l’ansia diventa quasi inevitabile. Se, nel profondo, crediamo di non essere degni di rispetto, di amore o di successo, allora ha perfettamente senso pensare che il mondo sia lì pronto a punirci. Che qualcuno scoprirà quanto siamo “inadeguati”. Che, da un momento all’altro, perderemo tutto.

L’ansia, in questi casi, diventa una sorta di autodifesa: se ci aspettiamo il peggio, forse soffriremo meno quando accadrà davvero. Se ci convinciamo di essere sbagliati, forse eviteremo il dolore di essere rifiutati dagli altri.

Ma il problema più grande è che spesso nemmeno ci accorgiamo di quanto siamo duri con noi stessi. Svalutarci diventa la nostra normalità, qualcosa che facciamo senza neanche pensarci.

*estratto dalla piattaforma Thatsos

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Usa questa tecnica: Rispondi a te stesso!

A volte quella vocina nella testa non smette un attimo. Ti dice che non sei abbastanza, che hai sbagliato tutto, che non vali. È insistente, fastidiosa, logorante. Ma c’è una buona notizia: non sei obbligato ad ascoltarla. Puoi parlarle. Puoi risponderle. E quando inizi a farlo, qualcosa cambia.

Fermati un attimo. Cosa sta dicendo il tuo critico interiore, proprio ora? Magari ti dice che hai deluso qualcuno, che non sei capace, che sei un peso. Ma se fosse un dibattito? Se fosse una discussione vera, e tu dovessi difenderti? Quali argomenti potresti portare per smentirlo?

Prova a fare questo esercizio: immagina che queste stesse parole non siano rivolte a te, ma ti vengano raccontate da un amico che ami. Cosa gli diresti? Gli daresti davvero ragione? O lo difenderesti con tutte le tue forze? Quelle stesse parole che useresti con lui, puoi iniziare a dirle anche a te.

E poi, ogni tanto, la vocina è proprio ridicola. Tipo: “Sono la persona peggiore del mondo”. Davvero? Peggiore… su 117 miliardi di esseri umani che hanno vissuto sulla Terra? Neanche se ti impegnassi ci riusciresti. Riderci sopra è un atto di resistenza. L’umorismo è una medicina potente contro l’assurdità di certi pensieri tossici.

Il tuo critico interiore non è un giudice imparziale. È solo una parte della tua mente, spesso stanca, impaurita o abituata a vecchi schemi. Etichettalo per quello che è. Una voce. Una tra tante. E non è quella giusta.

Come ti senti ora, se rileggi quelle parole con un pizzico di distanza? Se invece di crederci ciecamente, inizi a dubitarne?

La prossima volta che si fa sentire, non zittirti. Rispondile. Con forza, con ironia, con amore. Perché tu meriti di essere trattato meglio — soprattutto da te stesso.

L’ho già fatto in precedenza così so che posso farlo ancora.

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