Come il mondo moderno ci ha reso ansiosissimi 🌍

Giorno 2 del Percorso Sos.

Abbiamo costruito un mondo molto più sicuro e prospero di quello in cui vivevano i nostri antenati, eppure la modernità ha portato con sé una nuova serie di problemi che alimentano la nostra ansia:

Perfezionismo

Viviamo in un’epoca ambiziosa. Vogliamo sconfiggere ogni malattia, non sprecare neanche un minuto, raggiungere la felicità costante e, se possibile, vivere per sempre. Sono aspirazioni nobili, ma proprio perché irraggiungibili ci lasciano inquieti, insoddisfatti, delusi da noi stessi e arrabbiati con la società.

Per gran parte della storia, le persone hanno sofferto moltissimo, ma almeno si sono risparmiate un tormento che oggi ci perseguita: l’illusione che una vita perfetta sia possibile… solo che non per noi.

Individualismo

Per gran parte della storia, gli esseri umani hanno vissuto in comunità molto unite. Il mondo moderno, invece, ci ha allontanati dai legami della famiglia, spingendoci verso grandi città dove possiamo vivere in autonomia e costruire il nostro successo da soli.

Viviamo nell’epoca dell’individualismo. Da un lato, questo ci ha resi più liberi, ma dall’altro ci ha lasciati soli nelle difficoltà, senza un punto di riferimento stabile. Ci sentiamo completamente responsabili di tutto ciò che ci accade e, quando le cose vanno male, non abbiamo nessuno con cui condividere il peso se non noi stessi.

Ossessione per il lavoro

Il mondo moderno è ossessionato dal lavoro. In ogni conversazione arriva, puntuale, la domanda: “E tu, cosa fai?” – e solo se la risposta è abbastanza impressionante o prestigiosa veniamo considerati persone interessanti e degne di attenzione.

La nostra autostima è legata a doppio filo alla nostra performance in un’economia instabile e imprevedibile. Essere persone gentili non basta più. Non sorprende che il primo grande sociologo a studiare il suicidio, Émile Durkheim, abbia scoperto che più una società è incentrata sul lavoro, più alto è il suo tasso di suicidi.

Non sono la povertà o la malattia a spingerci nel baratro, ma la sensazione di non valere nulla al di fuori dei nostri risultati economici e del nostro status sociale.

*Articolo estratto dalla futura piattaforma di Thatsos, Koko+

Usa questa tecnica: Come ridimensionare le preoccupazioni esagerate

Il nostro cervello spesso ingigantisce i problemi, convinto che aspettarsi il peggio ci protegga dai rischi. Ma fermati un attimo e chiediti:

È davvero così grave?

Nessuna situazione è completamente terribile. Nulla è definitivo.

Se evitassi parole assolute come “sempre” o “mai”, come descriveresti il problema?

Tendiamo a valutare le difficoltà degli altri con più lucidità rispetto alle nostre.

E se fosse un amico nella tua situazione? Crederesti che riuscirà a cavarsela?

Le cose raramente sono solo bianche o nere. La verità sta quasi sempre nel mezzo.

Qual è una versione più equilibrata di come potrebbe andare a finire?

Il nostro cervello tende a drammatizzare, facendoci credere che ogni problema sia enorme.

Chiediti: “Tra qualche giorno, questo avrà ancora lo stesso peso?”

A volte, basta cambiare prospettiva per alleggerire il carico.

Riconosco che gran parte della mia ansia deriva dal caos e dalla frenesia dell’epoca in cui sono nato.

Smetterò di incolpare solo me stesso per ciò che provo e darò alle mie emozioni il giusto contesto.

Affermazione del giorno