Gratitudine e disturbi mentali

Quando la mente soffre, il mondo si fa piccolo. Non c’è spazio per i tramonti, per i profumi, per le sfumature. Tutto viene inghiottito da un’unica, opprimente domanda: come faccio a sopravvivere a questa giornata?

E così dimentichiamo ciò che un tempo era semplice: la capacità di vedere la bellezza. Non perché non ci sia più, ma perché il dolore ha occupato tutto. Il dolore mentale ci fa chiudere gli occhi al mondo, ci scollega dai sensi, ci rende ciechi e sordi ai segnali che – silenziosamente – ci invitano a rimanere. Non vediamo più il cielo fuori dalla finestra. Non sentiamo più la voce di chi ci vuole bene. Non ci ricordiamo nemmeno che un tempo, da bambini, bastava una formica, una foglia o una pozza d’acqua per sentirci in contatto con qualcosa di più grande.

Eppure, la gratitudine può essere una via d’uscita. Non quella forzata, da diario motivazionale. Ma quella che nasce da un gesto microscopico: notare. Un riflesso sulla tazza del caffè. Un albero che resiste al vento. Le mani di qualcuno che amiamo. Non serve “sentirsi grati”, basta riconoscere che qualcosa esiste, e che continua a esistere anche se noi stiamo male.

L’arte può aiutarci. Un’opera che ritrae l’acqua, un volto assorto tra i fiori, un campo attraversato dalla luce. La natura può aiutarci. Anche solo sedersi, e guardare il mondo muoversi senza di noi. Sono piccoli atti di connessione. Non curano la malattia, ma ci ricordano che non siamo solo quella malattia.

Non si tratta di ignorare il dolore, ma di ammettere che, accanto a lui, esiste ancora la possibilità dello stupore. Ed è proprio la nostra fragilità a renderci più capaci di riconoscere queste scintille. Più siamo stati nel buio, più possiamo notare la luce, anche quando è fioca.

Pillole chiave della riflessione di oggi:

  • Il dolore mentale ci scollega dal mondo esterno, rendendoci ciechi alla bellezza.

  • La gratitudine non è sempre un’emozione, ma un gesto di attenzione verso ciò che esiste.

  • Recuperare lo sguardo dell’infanzia può essere un atto terapeutico.

  • Notare i dettagli semplici della realtà è un modo per ritrovare contatto e presenza.

  • La bellezza non è una fuga, ma una forma di resistenza.

  • Anche nei momenti più difficili, possiamo aprire uno spiraglio al mondo fuori da noi.

  • Le piccole gioie non negano il dolore, ma lo accompagnano con un po’ di luce.

  • Non serve guarire per tornare a meravigliarsi: serve solo fermarsi e guardare.

Domanda su cui riflettere oggi:

Quando è stata l’ultima volta che ho notato qualcosa di bello… senza chiedermi se lo meritavo?

Anche se soffro, posso ancora restare. Anche se tutto è confuso, c’è ancora qualcosa da cui lasciarmi toccare.

*Questo contenuto fa parte della piattaforma Thatsos, uno spazio pensato per aiutarti a crescere, guarire, capirti davvero e stare meglio. Dentro la piattaforma troverai percorsi per esplorare le tue emozioni dall’ansia alla rabbia, tecniche per gestirle, articoli che ti faranno riflettere e un diario dove scrivere liberamente ciò che provi e come ti senti.