L'ansia di sentirsi dei perdenti

Di fronte a sfide importanti, spesso lasciamo che siano gli altri a provarci per davvero.
Perché, in fondo, non ci sembra di essere il tipo di persona che vince.

Quando ci avviciniamo all’idea di ottenere responsabilità o prestigio, ci sentiamo presto degli impostori.
Come un attore vestito da pilota che legge sorridendo gli annunci in cabina, ma non ha idea di come si accendano i motori.

La radice della sindrome dell’impostore sta in una visione profondamente distorta di chi sta “in alto”.
Non ci sentiamo inadeguati perché siamo particolarmente fragili,
ma perché ci riesce difficile immaginare quanto lo siano anche gli altri, anche i più stimati, al di sotto delle apparenze ben curate.

La sindrome dell’impostore nasce nell’infanzia.
Nei primi anni, viviamo un enorme divario tra noi e i nostri genitori.
Per un bambino di quattro anni è impossibile credere che la madre sia mai stata piccola, incapace di guidare, o di decidere l’orario in cui gli altri devono andare a dormire.

Il divario tra il mondo adulto e quello infantile appare assoluto.
Il bambino ama saltare sul divano, guardare Pingu e mangiare Toblerone;
gli adulti, invece, stanno seduti per ore a parlare e bevono cose amare.
Così impariamo – senza saperlo – che le persone competenti non sono come noi.

A tutto ciò si aggiunge una verità fondamentale:
conosciamo noi stessi da dentro, con tutti i dubbi, le incertezze e le paure.
Gli altri, invece, li vediamo solo da fuori, attraverso ciò che scelgono di mostrarci.

Quindi concludiamo – spesso in modo automatico – che noi siamo deformi dentro, mentre loro sembrano così solidi.
In realtà, non lo sono.

Non sappiamo cosa tormenta chi ci sembra così sicuro.
Ma qualcosa c’è.
Magari non sappiamo cosa rimpiange, ma rimpianti ne ha.
Forse non possiamo immaginare il tipo di ossessione che lo perseguita, ma di certo esiste.

Perché nessuna fragilità è riservata a noi soli.
Tutti, senza eccezioni, sono fatti della stessa pasta: ansie, complessi, stranezze.

La soluzione alla sindrome dell’impostore è un atto di fede:
credere che gli altri siano come noi. Incerti, vulnerabili, smarriti.

Pillole chiave della riflessione di oggi:

  • Il critico interiore nasce spesso da esperienze infantili difficili e confuse.

  • Da bambini preferiamo sentirci colpevoli piuttosto che vivere nell’ingiustizia inspiegabile.

  • Questa voce critica ci ha “protetto” un tempo, ma oggi continua a ferirci.

  • Anche i successi reali possono venire sabotati da quella vecchia convinzione.

  • Non è colpa tua: è una storia che hai raccontato a te stesso per sopravvivere.

Tecnica utile: Riconosci la voce, cambia tono (3 passaggi)

Obiettivo: iniziare a distinguere il critico interiore e rispondere con una voce più gentile.

  1. Scrivi una frase tipica del tuo critico interiore. (Es. “Non vali niente”)

  2. Immagina che quella frase sia rivolta a un bambino di 6 anni. Come ti suonerebbe?

  3. Riscrivi la frase con lo stesso messaggio, ma detto con cura. Esempio: → Critico: “Fai schifo.” → Voce gentile: “Ti senti inadeguato, ma stai facendo del tuo meglio. E va bene così.”

Puoi ripetere questo esercizio ogni volta che ti accorgi di parlarti male. Cambiare tono, nel tempo, cambia anche il modo in cui ti senti.

Domanda su cui riflettere oggi:

Se quella voce critica dentro di te avesse un volto, somiglierebbe più a te… o a qualcun altro del tuo passato?

Non sono sbagliato. Sto solo imparando a riscrivere una storia che per troppo tempo ho creduto vera. 💜

*Questo contenuto fa parte della piattaforma Thatsos, il Duolingo per la tua salute mentale, nato per aiutarti a migliorare la salute mentale attraverso lo sviluppo dell’intelligenza emotiva. Dentro la piattaforma troverai percorsi per esplorare le tue emozioni dall’ansia alla rabbia, tecniche per gestirle, articoli che ti faranno riflettere e un diario dove scrivere liberamente ciò che provi e come ti senti.