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Quando la stagione che dovrebbe accogliere porta inquietudine
Ogni cambio di stagione è un piccolo terremoto silenzioso per il nostro corpo e per la nostra mente.
Ma il passaggio dall’estate all’autunno è, forse, il più insidioso: da giornate di sole lungo, libertà e spensieratezza, ci ritroviamo improvvisamente davanti a un tempo che si accorcia, un cielo che si fa più grigio e una routine che ritorna a bussare alla porta con urgenza.
Per molti è solo una normale transizione.
Per chi ha una tendenza ansiosa di base, invece, questo momento diventa una trappola invisibile: un insieme di piccoli fattori che, messi insieme, fanno nascere quella che viene chiamata ansia autunnale.
Non c’è quasi mai un unico colpevole.
È un mosaico di elementi che agiscono tutti insieme:
la fine della leggerezza estiva, con il rimpianto per obiettivi mancati o la nostalgia per giorni pieni di luce;
il ritorno a ritmi lavorativi e scolastici frenetici;
lo stress per le festività in arrivo, già percepite come un obbligo prima ancora che arrivino;
il calo della serotonina, l’ormone che regola umore e sonno, dovuto alla minore esposizione al sole;
l’aumento della melatonina, che porta stanchezza, sonnolenza e rallentamento.
È un paradosso doloroso: proprio quando la natura rallenta e ci invita a ritirarci, la società accelera e pretende di più.
Pillole chiave della riflessione di oggi:
Il paradosso della luce: meno sole significa meno energia e più malinconia, anche se il corpo avrebbe bisogno di calore.
Il paradosso del tempo: l’autunno chiede lentezza, ma la routine ci spinge a correre.
Il paradosso delle aspettative: l’estate ci promette libertà e nuovi inizi, l’autunno ci presenta il conto di ciò che non abbiamo raggiunto.
Il paradosso della nostalgia: ricordiamo i momenti belli dell’estate, ma dimentichiamo la fatica che anche lì c’era.
Il paradosso della ricorsività: ogni anno la stessa sensazione ritorna, quasi a dirci che non è un caso ma un ciclo che si ripete.
Tecnica utile:
Fortunatamente, l’ansia autunnale non è invincibile.
Non si tratta di eliminarla con un colpo di spugna, ma di creare piccoli rituali che aiutino la mente a non soccombere ai suoi inganni.
Ritrovare la luce: uscire al mattino, anche solo per una passeggiata breve. La luce naturale al risveglio ristabilisce i nostri ritmi interni. Quando non basta, la light therapy può essere un supporto concreto.
Muovere il corpo: almeno trenta minuti di attività fisica al giorno, preferibilmente all’aperto. Non serve una maratona: anche una camminata può diventare un farmaco naturale.
Riposare meglio: regolare i ritmi del sonno andando a letto prima, per sfruttare le ore di luce del mattino senza accumulare stanchezza.
Nutrire in modo sano: frutta e verdura di stagione, zuppe calde, alimenti che danno energia senza appesantire. Il cibo diventa un ancoraggio, non solo un bisogno.
Creare nuovi inizi: l’autunno non è solo perdita, ma anche terreno fertile. Un nuovo hobby, un corso, un progetto personale possono trasformare questa stagione in un’occasione.
Rendere accogliente il nido: decorare la casa con colori caldi, coperte e piccoli dettagli che parlano di cura. È un modo per trasformare il grigio fuori in calore dentro.
Domanda su cui riflettere oggi
Cosa posso fare, oggi, per trasformare questo autunno da stagione della perdita a stagione dell’inizio?
L’autunno non è la fine di qualcosa, ma il respiro che prepara il terreno a una nuova fioritura.
*Questo contenuto fa parte della piattaforma Thatsos, il Duolingo per la tua salute mentale, nato per aiutarti a migliorare la salute mentale attraverso lo sviluppo dell’intelligenza emotiva. Dentro la piattaforma troverai percorsi per esplorare le tue emozioni dall’ansia alla rabbia, tecniche per gestirle, articoli che ti faranno riflettere e un diario dove scrivere liberamente ciò che provi e come ti senti.