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Sentirsi dei perdenti
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Ma adesso, iniziamo!
Alcuni di noi convivono costantemente con la sensazione di essere dei perdenti. Le persone intorno possono parlarci bene, i colleghi possono lodarci, ma dentro di noi c’è una voce molto più severa. Un critico interiore. “Sei uno zero.” “Fai schifo.” “Fai ridere.”
Questo critico è instancabile e determinato. È come un campione della denigrazione personale. Può perfino mettersi a discutere con il nostro migliore amico per convincerlo che, nonostante tutto quello che pensa di buono su di noi, in realtà siamo terribili. Ignora prove concrete come una promozione sul lavoro o una festa a sorpresa organizzata per noi. Torna sempre lì, ossessivamente: tu fai schifo.
Ma perché esiste questa voce? Perché è così spietata? Se davvero sbaglia, perché insiste?
Per capirlo, dobbiamo tornare indietro nel tempo. Immaginiamo questo scenario: nelle prime fasi della nostra vita, chi ha sviluppato un critico interiore così feroce ha probabilmente vissuto una situazione molto difficile. Qualcuno di molto vicino – forse un genitore – sembrava non volerci bene. Era freddo, distante, magari spesso arrabbiato. O forse è semplicemente sparito: ha cambiato paese, è caduto in depressione, o è finito in una spirale di dipendenze.
Perché è successo tutto questo? Questa è la domanda che il nostro io bambino si è trovato davanti. Anche se oggi lo abbiamo rimosso, è importante ricordare che per un bambino è quasi impossibile convivere con un vuoto di spiegazioni. La mente, per non impazzire, deve trovare un senso alle cose, anche quando quel senso è distorto. Perché il mistero, per un bambino, è peggio della colpa.
Il problema è che la mente infantile non capisce come funziona davvero il mondo degli adulti. Ma è instancabile, piena di energia, e prima o poi trova una risposta che sembra convincente. Anche se non è vera. E questa risposta, molto spesso, suona così: “Quello che è successo è colpa mia.” “Papà se n’è andato perché io non valgo nulla.” “Mamma urla perché io sono sbagliato.” “Mio fratello è morto, e in fondo… è colpa mia.”
Sia chiaro: questa non è la verità. Ma è la spiegazione che abbiamo trovato allora, e che ci ha permesso di sopravvivere. Per un bambino è più sopportabile credere di essere “cattivo” in un mondo ordinato e logico, piuttosto che affrontare l’idea che le cose possano accadere senza un perché, in modo ingiusto, crudele e insensato. Meglio pensare di essere sbagliati che vivere nel caos morale.
Pillole chiave della riflessione di oggi:
Il critico interiore nasce spesso da esperienze infantili difficili e confuse.
Da bambini preferiamo sentirci colpevoli piuttosto che vivere nell’ingiustizia inspiegabile.
Questa voce critica ci ha “protetto” un tempo, ma oggi continua a ferirci.
Anche i successi reali possono venire sabotati da quella vecchia convinzione.
Non è colpa tua: è una storia che hai raccontato a te stesso per sopravvivere.
Tecnica utile: Riconosci la voce, cambia tono (3 passaggi)
Obiettivo: iniziare a distinguere il critico interiore e rispondere con una voce più gentile.
Scrivi una frase tipica del tuo critico interiore. (Es. “Non vali niente”)
Immagina che quella frase sia rivolta a un bambino di 6 anni. Come ti suonerebbe?
Riscrivi la frase con lo stesso messaggio, ma detto con cura. Esempio: → Critico: “Fai schifo.” → Voce gentile: “Ti senti inadeguato, ma stai facendo del tuo meglio. E va bene così.”
Puoi ripetere questo esercizio ogni volta che ti accorgi di parlarti male. Cambiare tono, nel tempo, cambia anche il modo in cui ti senti.
Domanda su cui riflettere oggi:
Se quella voce critica dentro di te avesse un volto, somiglierebbe più a te… o a qualcun altro del tuo passato?
Non sono sbagliato. Sto solo imparando a riscrivere una storia che per troppo tempo ho creduto vera. 💜
*Questo contenuto fa parte della piattaforma Thatsos, il Duolingo per la tua salute mentale, nato per aiutarti a migliorare la salute mentale attraverso lo sviluppo dell’intelligenza emotiva. Dentro la piattaforma troverai percorsi per esplorare le tue emozioni dall’ansia alla rabbia, tecniche per gestirle, articoli che ti faranno riflettere e un diario dove scrivere liberamente ciò che provi e come ti senti.